La ghironda è uno strumento musicale a corde sfregate, come il violino.
Il suono, infatti, viene prodotto dallo sfregamento di più corde su una
ruota in legno impeciato messa in rotazione da una manovella azionata
dalla mano destra del suonatore.
Con l'altra mano si agisce su una tastiera che,
tramite particolari dispositivi, modifica la lunghezza libera di due
corde destinate a produrre la melodia. Contemporaneamente oltre a queste
vibrano anche diverse corde di bordone, che producono in continuazione
la stessa nota di sottofondo e quattro corde che risuonano per simpatia.
Ne risulta un suono molto simile a quello di una cornamusa.
Azionando la manovella con opportune variazioni dell’impugnatura,
si possono ottenere effetti di staccato e di accompagnamento ritmico
attraverso un tipico ronzio. Ciò costringe il suonatore a sincronizzare
le due mani con movimenti poco
naturali e non riscontrabili nell'uso di nessun altro strumento musicale.
ORIGINI E SVILUPPO
Non si conosce con esattezza l’età dello strumento, ma già l’abate
Oddone di Cluny, il quale morì nel 942, dedicò ad esso uno studio.
Il primo uso attestato è quello monastico in quanto questo strumento
veniva certamente usato per guidare e sostenere il canto dei monaci.
Raffigurazioni di ghironde non si incontrano prima del XII secolo.
In quest’epoca lo strumento era molto ingombrante (circa 1 m di
lunghezza) e necessitava durante l’esecuzione di due suonatori: uno
manovrava i tasti, l’altro azionava la manovella.
Durante il XIII secolo la ghironda mutò completamente.
Essa venne costruita abbastanza piccola da risultare leggera e portatile,
in modo tale da richiedere un solo suonatore.
Nel ‘600 era divenuta oramai esclusivamente strumento popolare e
diventò un tipico arnese di lavoro per cantastorie e mendicanti
girovaghi fino a raggiungere il massimo della sua evoluzione quando
venne utilizzata nelle corti francesi del XVIII secolo. Ovviamente
l'ingresso a corte dello strumento
popolare richiese un adattamento funzionale ed estetico consono alla
nuova collocazione.
La ghironda è tuttora utilizzata in diversi paesi dell'Europa per
l'esecuzione di musiche della tradizione popolare, soprattutto da ballo.
Anche nel nostro Appennino in passato c'erano alcuni suonatori di
ghironda che si guadagnavano da vivere al suono di questo strumento.
Questo è attestato, anche dalla ricca collezione di ghironde raccolte
in varie fasi nelle vallate della nostra montagna dal maestro Ettore
Guatelli e ancora conservate nel museo di Ozzano Taro a lui intitolato.
COSTRUZIONE
Lo strumento è stato costruito da Marco Bellini sotto l'attenta
supervisione e con l'aiuto fondamentale del liutaio Lino Mognaschi
di Colorno, maestro del corso di liuteria.
Il modello costruito ricalca il disegno di un analogo strumento tuttora
conservato nel museo Guatelli. Questo modello per la forma della cassa armonica,
a guscio, è definita ghironda liuto ed è quello ancora in uso in Piemonte e nella
Francia del sud.
Seguendo un preciso criterio filologico, i materiali utilizzati sono
quelli di una volta. Quindi legno di acero e di noce per le doghe della
cassa armonica, legno di abete per la tavola armonica, ancora legno di
acero per la tastiera, legno di bosso per i piroli, decorazioni in legno
di ebano e osso. Le corde per lo più sono di budello animale.
La costruzione, estremamente complessa, ha richiesto circa 25 mesi di
lavoro e ha reso necessario l'utilizzo di molti attrezzi e di diverse
macchine utensili.
Ricordi della lavorazione
Interno dello strumento
Incolliamo la tavola armonica
"Questa esperienza è stata molto importante perché mi ha
permesso di recuperare una manualità che credevo in me perduta,
di riavvicinarmi alla musica popolare e di appagare alcune mie
curiosità su questo atipico strumento musicale"
Marco B.